Newbookclub on the road. La mia storia, è un caso.
Le cose belle accadono sempre per caso.
Un post su Facebook.
-Andiamo?
Va bene, andiamo. Vediamo che succede, proviamola questa cosa…
Scrivere per strada… Ma poi scrivere cosa? Quello che ti viene, dicono.
Anche se il motivo non me lo spiego, a me le parole scritte m’hanno sempre salvato l’anima. E forse per questo non riesco mai a pronunciarle. Mai senza emozione. Io, che sono sempre stata una così spigliata tra la gente, poi, butto dentro quel foglio tanto, troppo di me. Anche se poi di chiaro c’è ben poco.
Una penna in mano. Ma che emozione! Finalmente il portarsi la penna dietro, in borsa, torna ad essere un elemento fondamentale.
Perché «Barbara ce l’avrà la penna in borsa!». Io che ormai le penne in borsa le tiro fuori solo per le liste della spesa o per le scampagnate con gli amici.
E invece, tornare a scrivere, su un foglio. Un foglio vero, poggiato sulle gambe, azzizzato alla meglio peggio, ché non c’è nemmeno un tavolo che ci faccia da ripiano.
La “a” con la coda lunga e bassa, così come ti insegnano a scuola, così che tutti la possano capire.
Tornare a scrivere senza quel correttore automatico che ci salva ogni volta dagli errori grammaticali. I miei sono sempre stati legati alle doppie. Quella “g” del cavolo, che mi porto dietro dal nostro amato dialetto.
Il dubbio mi ha sempre dato fastidio (anche se, in verità il siciliano lo amo, e le sue influenza fonetiche, in fondo, mi fanno anche un po’ anche piacere). E allora, tra le mie app pronte all’uso, tengo sempre il dizionario, compagno fedele di tanti compiti in classe. Una volta era in versione cartacea, grosso ed ingombrante, che quando dovevi portarlo a scuola, ci pensavi non due, ma quattro volte! Adesso è invece sempre a portata di mano, nel cellulare…sempre che ne trovi l’icona tra le altre!
Ma che simpatici questi ragazzi! Tutti graziosi, fantasiosi e sempre molto gentili. Chissà perché non conoscevo queste cose quando Palermo la vivevo di più.
Ma mi sforzo. Vengo volentieri, se e quando posso. Perché voglio. Ed è quello che, in fondo, cambia la visione a tutto.
Perché è come entrare in biblioteca e sentire libri che si aprono a te e che si raccontano. Fosse solo per una paginetta. Ognuno con la propria voce e la propria presenza, al centro del cerchio che quasi creiamo intorno.
Perché ogni libro è una storia, una storia più grande. La storia di una persona che è disposta a stare qualche ora con te e a raccontarsi, raccontare la sua città, la sua vita, le sue paure e speranze e nel farlo mette ironia o serietà, passione, meticolosità ed impegno.
E così mi ricordo che, sì le persone si scrivono sui social, ma condividono ancora le proprie passioni per la strada, tra la gente.
Barbara Cangialosi