I giovani e la scuola
Gli adolescenti di oggi sembrano essere demotivati e apatici verso lo studio, sempre più spesso poco interessati a ciò che studiano o ad ottenere buoni risultati. Vedono la scuola solo come un luogo di socializzazione e incontro con i compagni. Studenti che sembrano trovare improvvisamente l’entusiasmo solo durante proteste, rivolte, manifestazioni, scioperi, continue ed immancabili lamentele. Sfilano per le strade reggendo striscioni, con lo sguardo fiero mentre intonano cori contro lo Stato e le Forze dell’Ordine.
Loro lottano per il diritto allo studio.
Io non riesco a capacitarmene. Ho visto ragazzi danneggiare la scuola imbrattando muri e distruggendo materiale scolastico, gli stessi ragazzi che una settimana dopo reclamavano i loro diritti di studenti accusando un nemico non meglio identificato di non dare importanza al sistema educativo italiano.
Basterebbe solo un po’ di intelligenza e di accuratezza per riuscire a far sentire la voce di noi studenti senza dover per forza scendere in piazza a scannarci, trasformando un corteo studentesco in un qualunque mercato rionale dove si vedono gratis insulti e bombe carta.
Eppure i motivi per protestare ci sono tutti: strutture fatiscenti prive di un piano d’emergenza, i continui tagli che comportano la riduzione delle classi, del personale di sostegno, delle attività extrascolastiche e tantissime altre cose che vanno a svantaggio degli alunni.
Sappiamo benissimo cosa non vogliamo, ma ci chiediamo mai cos’è che vogliamo? Non ci va bene niente e troviamo il lato negativo in ogni cosa. Non sarebbe forse tempo di proporre invece di continuare a distruggere? Magari capire perché la maggior parte degli studenti sia così poco interessata allo studio. Guardare le cose da un’altra prospettiva perché a me sembra che non siano solo gli alunni quelli svogliati e demotivati.
A me piace imparare ma non mi piace la scuola e non penso sia un ragionamento incoerente, anzi.
Non sopporto l’idea di dover entrare in classe ed ascoltare passivamente persone che nel loro mestiere non mettono impegno, che sembrano sempre sull’orlo di una crisi di nervi, che non fanno amare ciò che si vantano di insegnare. E non si tratta di trovare scuse per non applicarmi ad una determinata materia ma io proprio non riesco a studiare un argomento che non mi appassiona, forse perché è proprio la passione a mancare. Invece di interrogare e ripetere sarebbe molto più bello e costruttivo confrontare i propri punti di vista e far scaturire interesse e curiosità negli studenti.
Invece di pensare a riformare la scuola pensiamo prima a riformarci, noi tutti, a livello personale e professionale, che si tratti di professori o studenti. Solo in quel momento potremo lottare uniti e in maniera civile affinché si ritorni ad investire in un’istituzione importante come quella scolastica.