Don Milani, il Centro Tau e la comunità educante Zisa-Danisinni
27 giugno, cinquantesimo e un giorno – Seminario Due modelli a confronto: l’esperienza di Barbiana e quella del Centro Tau con la Comunità Educante Evoluta Zisa Danisinni
Il dibattito si è svolto al Centro Tau di via Cipressi tra esponenti delle istituzioni e ragazzi in occasione del cinquantesimo anniversario (più un giorno) della morte di Don Lorenzo Milani, il prete maestro di vita e stimato educatore che ha fondato la scuola di Barbiana, l’esperienza educativa impressa nella storia nazionale e nata in un piccolo paese del nord Italia. Ospiti invitati a intervenire sul palchetto sono stati l’assessore regionale alla famiglia, Carmencita Mangano, la candidata consigliera comunale e presidente del CIDI (Centro di Iniziativa Democratica degli Insegnanti) Valentina Chinnici, la direttrice del Centro per la Giustizia dei Minori (CGM) Rosalba Salierno e il nuovo assessore alle Politiche Sociali del Comune di Palermo Giuseppe Mattina.
Alle ore 18 il salone è gremito, bambini e ragazzi siedono in prima fila. Dopo le consuete visite entusiastiche di colore in colore per i locali del Tau, Francesco Di Giovanni, il coordinatore generale, introduce il dibattito intorno alla figura ispiratrice di Don Milani e al ruolo del Centro: “Per entrare dentro il Centro Tau, bisogna starci durante una qualunque giornata di attività. Così, con i laboratori sospesi non si percepisce com’è viverci dentro”. Viene ricordata la spinta al movimento, sociale e civico, necessario per far partire l’ambizioso progetto del Centro di via Cipressi. Il 1992, anno delle stragi, l’anno chiave che porta all’apertura dei locali nuovi, quelli attuali della sede del Tau, inaugurati mesi prima dei “botti” – come li chiama Di Giovanni – a dimostrare che non sono servite le vicende di Mafia a chiamare lo sforzo al movimento e all’impegno. Una storia che va avanti da oltre 25 anni, quella del centro aggregativo di via Cipressi, che ha messo in campo tutte le forze possibili per mettere i ragazzi del quartiere in condizione di “raggiungere spazi prima inimmaginabili e divenuti possibili” attraverso le possibilità, l’alternativa che devono avere i ragazzi, e un lavoro educativo diviso in macrofasi, programmatico, di settennato in settennato per la realizzazione di una comunità educante funzionante. A differenza della progettazione legata al risultato temporaneo e immediato di svariati tentativi di amministrazione – da quella comunale a quella nazionale – il Centro Tau ha saputo aspettare per raccogliere i suoi frutti. Non sono protagonisti nel cinema, o star della musica contemporanea, ma ragazzi cresciuti e divenuti consapevoli di se stessi e dei propri mezzi, giovani che hanno sfruttato il sostegno e l’appoggio del Centro Tau. In particolare Jessica Nuccio, cantante lirica sui palchi nazionali e internazionali, e Gaetano Fernandez, attore protagonista di Sicilian Ghost Story, la pellicola proiettata sugli schermi italiani e di altri paesi nel mondo, sono esempi, risultati in qualche modo, di un processo che ha richiesto la crescita e lo sviluppo di una comunità come quella all’interno del quartiere Zisa di Palermo. L’appello alla coesione fra le diverse agenzie che lavorano sul territorio mira non solo a un cambio di passo nel pensiero comune ma alla grande scommessa dello sviluppo economico di un’intera area senza che questa venga lasciata nelle mani sbagliate e inglobata dal pensiero criminoso. Il “pensiero nuovo” di cui parla Di Giovanni è quello che prende esempio dalla scuola di Don Milani: su questa corrente ideologica educativa si fonda il pensiero di prospettiva nei confronti delle nuove generazioni, per il loro bene personale e professionale e affinché “non si facciano parti uguali tra disuguali”.
Il momento dei giovani è arrivato con la lettura delle riflessioni dei ragazzi del Centro Tau, elaborate e scritte durante il campo giovanile di Termini Imerese. Durante questa esperienza full immersion di conoscenza e dibattito intorno al metodo educativo di Don Milani si è discusso ampiamente sulla sua figura e si è visto il film prodotto dalla Rai sulla storia del prete toscano. Il materiale raccolto durante l’attività del 13 gennaio è stato incentrato sulle analogie che i ragazzi hanno potuto trovare tra la scuola di Barbiana e il centro di via Cipressi. La storia raccontata dalla pellicola dedicata a Don Lorenzo Milani, fondatore di una vera e propria comunità di ragazzi a partire da una classe di pochi bambini, ha rievocato unanimemente ai ragazzi le fattezze della difficile realizzazione del Centro Tau. Le due storie infatti non sono solamente accostabili per necessità e disagi del contesto abitativo, ma sono direttamente collegate per valori, principi di ispirazione e intenti educativi. Il legame di Don Milani con i “suoi” ragazzi, la spinta oltre i confini del proprio ristretto contesto abitativo, la volontà di far “muovere” qualcosa nei ragazzi, la consapevolezza di essere e di poter fare, la necessità di mantenere e diffondere l’eredità di valori e intenti: sono tutti punti di contatto nel gemellaggio ideale tra Barbiana e Palermo, raccontato dai ragazzi durante il dibattito.
Brevemente, ha lanciato un messaggio Fra Mauro Billetta della parrocchia Sant’Agnese a Danisinni: “questo è un momento importante per riflettere e interloquire tra realtà per la costruzione di continuità. È un’occasione per dare prospettiva e prosieguo che è quello che serve ai progetti” ribadendo in conclusione che le persone non devono essere lasciate sole, perché sono inserite in un contesto, una rete, dalla famiglia alla comunità, che può e deve aiutarli e aiutarsi, ed è in questo senso che “la risonanza è utile” per far crescere determinati territori.
Rosalba Salierno, in ordine di anzianità di conoscenza del Centro, è la prima a intervenire, e parla del Centro Tau come di un esempio da seguire, mosso dall’impegno di chi ci lavora da tanti anni credendoci fino in fondo: “il Tau ha avuto conseguenze importanti per Palermo. Ho visto crescere questo centro grazie alla passione e alla dedizione di Francesco”. Oltre agli attestati di stima, non passa in secondo piano la questione politica, quella che sembra sempre distante dal territorio ma che invece è la più pratica e portatrice di risultati di sistema. La direttrice del CGM parla di un “momento di rinnovo e di rilancio istituzionale, propizio agli interventi sulle periferie” dentro le quali le agenzie devono fare – o continuare a fare – rete per supportare le realtà interne. Senza ridurre l’azione a una mera commistione tra pubblico e privato, ma allargandola all’imprenditoria e all’impresa, il welfare può passare a uno “sviluppo economico basato sull’emancipazione”.
Il neo-assessore Giuseppe Mattina si sofferma sull’esempio di Don Milani, lo spirito con cui ha visto svilupparsi il Centro Tau e dottrina personale in cui si ritrova da sempre come nel suo attuale compito istituzionale di assessore. È il I care di Don Milani, “mi interessa”, che porta avanti il Tau e che, come spera l’assessore alle Politiche Sociali, “potrebbe essere lo stesso per l‘amministrazione comunale”. L’interesse è quello di non lasciare nessuno indietro o in disparte, perché – continua l’assessore – “la comunità cammina insieme ed è questa la missione che anche questo posto porta avanti. Realizzare i progetti per il bene della collettività”.
“Al Tau si fa quello che si dovrebbe fare a scuola”. Esordisce così Valentina Chinnici, presidente del CIDI, perché la dimostrazione del modello efficace Tau significa che questo funziona a differenza del sistema scolastico nazionale. L’aspra critica nei confronti dell’istituzione Scuola in Italia rimarca il problema della povertà educativa di tante periferie meridionali e nazionali, e della dispersione scolastica, un’emorragia che la Scuola non riesce a contenere del tutto. La riflessione sui giovani e sul lavoro del Centro Tau parte da un pensiero di Danilo Dolci: “ciascuno cresce solo se sognato”. La visione lungimirante, e quella anche più affascinante, è quella di saper vedere i ragazzi certamente per quello che sono, ma anche nella propria evoluzione come cittadini, poi genitori, lavoratori e professionisti di un qualsivoglia ambito. Saperli anticipare in un percorso educativo orientato al futuro rispetto alla condizione del presente. Prosegue per cinque punti critici l’intervento della dott.ssa Chinnici: i diritti negati – le condizioni di svantaggio e assenza di servizi di alcune aree cittadine – tolgono quel presupposto di legalità che lo Stato deve garantire per la sua più intima funzione, quella di tutela dei suoi cittadini; una continuità della progettazione nel campo sociale ed economico che viene a mancare nel momento in cui non vi è un piano sviluppato su un arco temporale molto ampio che consente di costruire risultati sistemici ad ampio raggio; il radicamento territoriale precario nell’eventualità in cui i professori con buoni meriti vengano trasferiti, o si trasferiscano, da istituti di zone cosiddette “difficili” – qui la nota polemica – verso scuole “migliori”, senza la possibilità di conoscere e aiutare i gruppi di giovani con cui sono entrati a contatto; la fiducia ai ragazzi, nei talenti e negli intenti, quella che al Centro Tau è invece presente.
Ed è in conclusione che interviene l’assessore regionale alla Famiglia Carmencita Mangano, medico psichiatra attiva nella zona Sperone-Guadagna di Palermo. Proprio la conoscenza di contesti socio-economici molto difficili mette di fronte a problematiche anche e soprattutto di risposta istituzionale alla domanda cittadina. “Chi sono le istituzioni? – si chiede l’assessore – Siamo noi, non sono entità al di fuori della popolazione, non una realtà esterna”. Il bisogno di comunicare la vicinanza delle istituzioni, la loro disponibilità e apertura nei confronti dei cittadini bisognosi di risposte e considerazione da parte di una creatura che sembra sempre troppo grande e lontana, serve a spingere le persone a partecipare e rendersi parti attive del processo civico. “Come diceva Don Milani ci importa costruire insieme qualcosa che rimanga”. Continuando, la dott.ssa Mangano ammette che “i protocolli d’intesa, le sottoscrizioni di impegno, non sempre si traducono in azioni concrete”. Uno dei limiti dell’amministrazione pubblica è la concretezza delle azioni, di quelle firme forse a volte troppo acclamate e poi seguite solo da lunghi silenzi. Mentre sono le risposte immediate e sommarie, quelle anche capaci di conquistare un discreto consenso superficiale, ad avere successo: “si tende troppo a cavalcare le emergenze senza pianificare qualcosa che sia destinato a rimanere e svilupparsi nel tempo”. L’appello conclusivo, coerentemente alla premessa sulla vicinanza delle istituzioni comunali e regionali, è rivolto ai ragazzi: “proviamo a riempire i vuoti attuali con il futuro, con la cultura, l’unica cosa che non ci possono togliere. La memoria di Milani non è qualcosa di astratto”. Il richiamo alla partecipazione si conclude anche con un invito rivolto ai ragazzi del Tau a venire alla sede dell’assessorato.
Alle ore 20.30 ha avuto luogo la cena solidale presso la Fattoria Sociale della Parrocchia di Sant’Agnese, seguita poi dalla proiezione, nel campetto parrocchiale, del documentario “Don Milani il dovere di non obbedire” di Vanessa Roghi, prodotto da Rai 3 – La Grande Storia.