Cronaca di una domenica mattina a Palermo
Cronaca di una domenica mattina a Palermo.
«Appuntamento alle 11, davanti alla GAM,
anche se è domenica mattina.
Facciamo finta che tutto sia casuale.
Entriamo insieme ma separati,
tanto è domenica e non si paga.»
Anche oggi in ritardo, ma è un casino parcheggiare qui a Palermo. E sì, trovo il parcheggiatore che mi fa segnale, e allora quasi penso: «Oh, meno male. Allora c’è speranza!. »
So che non dovrei, so che quell’euro non è per lui e che chissà dove andrà a finire. Ma vedo un uomo gentile e quasi quasi mi auto assolvo: in fin dei conti è domenica, e lui è lì, con un freddo cane e magari lo fa semplicemente per campare la sua famiglia.
Camminando in direzione GAM, mi colpisce l’uomo che imperterrito, su uno scalino, suona un flauto. Chiede l’elemosina e suona stonatamente. Chissà che passato avrà alle spalle. Ma noi andiamo di fretta e siamo in ritardo, non possiamo mica fermarci a chiacchierare!
Entro al Museo e c’è una fila enorme, mi addentro e vedo solo cumuli di cornici e marmi. Mi è difficile stamattina immergermi in questa mole d’ispirazioni. Dovrei scegliere un’opera, eppure non lo faccio. Mi siedo e mi metto davanti ad un foglio bianco. Sciami di voci si propagano nell’etere; bambini, tanti bambini che parlano, non so se sono più felici perché sono al Museo o se perché finalmente sono usciti da casa.
Suonano le campane, è mezzogiorno e il mio foglio è ancora vuoto.
Penso ai paesaggi, ai colori, ai volti di cui non so nulla. Eppure li guardo, osservo le tecniche, le luci, i colori e mi mostro interessata.
Elisa si è seduta su un divanetto. Io vago, in cerca dell’ispirazione che non ho, cercando quella storia che non ho avuto il coraggio di fermarmi e chiedere.
Cultura. Cultura, l’insieme dei valori, delle credenze, delle attività che caratterizzano un gruppo sociale. Così dice il dizionario, e io, in buona fede, ci credo. Qui c’è la cultura, la cultura elevata, e uomini, tanti uomini che giungono fin qui ne riconoscono la valenza.
Fuori invece cìè il mondo, un posto confuso nel quale chiunque un po’ si trasforma. Fuori c’è la strada, i problemi, l’ indifferenza.
Fuori c’è un uomo solo che suona ancora il flauto. E io mi alzo da questo divano e vado ad ascoltare la sua storia.
Barbara Cangialosi