A caccia del tesoro di Danisinni

A caccia del tesoro di Danisinni

Cosa significa reciprocità? Il fior fiore della letteratura sociologica ci spiegherebbe che si tratta di una forma di aiuto volontario e gratuito tra individui che garantisce lo sviluppo di buone relazioni interpersonali e stimola la coesione di una comunità. Gli studi della moderna sociologia economica ci mostrano come forme di reciprocità più stabili e durature rendono le comunità più efficienti, più ricche e più soddisfatte della propria vita. Se però nessuno fa il primo passo, nulla accade.

Ci sono le comunità chiuse, quelle in cui nonostante la solidarietà e la coesione possano essere valori esistenti e radicati – per l’appunto, i processi direttamente legati alla reciprocità – non si riesce a essere efficienti, ricchi o soddisfatti. Queste realtà infatti sfuggono alle statistiche, ai radar comunali, agli occhi del mondo là fuori. Eppure non vuol dire che viga semplicemente la legge del più forte. Per ignoranza, carenza di curiosità o ingiustificato rifiuto, Danisinni resta un luogo di mistero tra luci e ombre, tra le improvvise fiammate di partecipazione e il buio dell’abbandono.

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Senza andare troppo lontano. Partiamo dall’esperienza del 30 dicembre, il Presepe vivente del parco della Parrocchia di Sant’Agnese, e dalle parole di uno dei diretti interessati, il direttore artistico e coordinatore generale dell’associazione “Insieme per Danisinni ONLUS” Sebastiano “Pippo” Morello: “Se devo descrivere con una parola la realizzazione del presepe vivente potrei dire che la più giusta è ‘collaborazione’. Si tratta di una rappresentazione sacra in cui gli attori sono gli stessi abitanti della piazza, riuniti in un’occasione importante non tanto per la festività celebrata ma per il momento sociale che viene vissuto da tutti. Il Presepe diventa infatti un momento di riscatto per la gente del quartiere che vive nella propria quotidianità situazioni difficili e troppo spesso aberranti.

E arriviamo alla “Caccia al tesoro” del 3 gennaio che i bambini, numerosi, hanno compiuto negli spazi esterni della Parrocchia fino alla conquista di centinaia di cioccolatini e delle medaglie che sancivano la propria gloriosa partecipazione al gioco: non è forse il futuro quel tesoro che noi tutti invece non riusciamo a trovare a Danisinni? La ricerca dei bambini si adatta bene alla metafora di una ricchezza da conquistare e portare orgogliosamente al petto come quelle medaglie lucenti sui bimbi alla conclusione del gioco, una ricchezza che esiste e consiste nell’enorme capitale umano e sociale. Ma un capitale senza destinazione, appunto, senza futuro.

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Il “tesoro di Danisinni” è sommerso, più delle acque del Papireto. Non serve a nulla l’inutile retorica della mancanza di futuro per il Sistema Italia. Serve piuttosto alzare la voce, alzare la lampada e illuminare il volto dell’interrogato e sfinirlo: “Palermo, rispondi, dov’eri quando Danisinni chiedeva aiuto?”. Questa gente merita di più: merita collegamenti, merita la sua scuola, merita quel primo passo.