Lampedusa, conca che non affonda
Negli ultimi anni il concorso internazionale Prix Italia per programmi radio, tv e web organizzato dalla Rai, ha avuto come scenario la tappa torinese, ma nella sua 68esima edizione e nell’occasione della prima Giornata della Memoria e dell’Accoglienza che ricorda il naufragio del 3 Ottobre 2013 nelle coste lampedusane, i due eventi si abbracciano e danno il via al progetto “L’Europa inizia a Lampedusa“.
L’incontro pomeridiano del 2 ottobre – il terzo e penultimo giorno delle attività – con Policy Maker internazionali, racchiude l’europeizzazione e il connubio dei due eventi all’interno di questa piccola isola che dall’alto dell’aereo è un grande porto.
Il sindaco Giusi Nicolini dà il benvenuto agli ospiti di Lampedusa: Paolo Gentiloni, Rosario Crocetta, Frans Timmermans e Monica Maggioni. Il Primo Vicepresidente della Commissione europea si appoggia proprio all’appello della Prima Cittadina di chi non vuole muri ma corridoi umanitari, proponendo una solidarietà reinventata in termini mondiali e investendo culturalmente all’interno dei paesi del terzo mondo.
Presente anche il Movimento SottoSopra Save The Children e la web radio Underadio; insieme costituiscono il laboratorio mattutino nelle giornate 1 e 2 presso il liceo scientifico Ettore Maiorana riguardante l’etica della comunicazione. Quest’ultima parola proviene dal latino e ha probabilmente un’etimologia che racchiude il senso di queste giornate e non solo: il dovere di far arrivare ciò che sta al di fuori di noi stessi, insieme.
Come nel pomeriggio del secondo giorno che vede una ventina di giovani adulti, gli stessi che sono sopravvissuti al tragico giorno di 3 anni fa. Adal è un fratello che un fratello non ha più, la cui ultima notizia è stata quella di esser pronto per partire. Adal è un giovane adulto che si è ritrovato a voler e dover ritrovare suo fratello nel porto di Lampedusa insieme alle 155 persone che ce l’hanno fatta, ma lui no.
Storie di famiglia che non sono quelle che ti capitano nei pranzi a casa di nonna e se ci ripensi ridi, no. Sono storie che sono presenti, che ancora continuano all’interno dei meccanismi di un orologio che si appende all’energia solare filtrata dalle finestre del Museo della Fiducia e del Dialogo, riposto insieme ad altri oggetti abitudinari che non ci trasportano più nell’oblio. Sono storie in cui si spera il lieto fine o in una fine che ti metta le certezze nell’anima di due genitori siriani che appellano l’intero universo per ritrovare due dei loro tre figli da cui sono stati separati durante il salvataggio da parte di maltesi e lampedusani.
Un senso di disperazione che accompagna anche il ruolo di chi li ascolta, ossia la certezza che le nuove generazioni possano andare verso un mondo in cui non sussistano le ragioni per una fuga dalla propria casa.
Gaia Garofalo