Insieme per la legalità, «si può cambiare»

Insieme per la legalità, «si può cambiare»

#treminuti prima

25 Maggio. Ore 11. Con l’applauso per le oltre novecento Vittime della mafia comincia il “concerto” di speranze e riflessioni all’Auditorium Rai di Palermo. Il progetto si presenta subito nella sua sostanza e nei suoi contenuti più sinceri: la voce dei sei ragazzi che raccontano e si raccontano “Insieme per la legalità”.

I giovani partecipanti al progetto, ideato e coordinato dalle assistenti sociali dell’USSM dott.sse Maria Luisa ScardinaGiuseppina La Monica, si sono cimentati alla riscoperta della legalità, per assorbire il valore della giustizia, conoscere le realtà sociali sul territorio e imparare l’utilizzo della tecnologia al servizio degli altri e dell’informazione pubblica, contro il cyber-bullismo e contro ogni utilizzo scorretto dei mezzi di comunicazione.

Con queste grandiose premesse – che agli albori dell’iniziativa potevano sembrare pretenziose – è nato un percorso faticoso ma non privo di soddisfazioni. “Le assistenti sociali che hanno curato questo percorso educativo hanno visto la trasformazione dei ragazzi” così esordisce il direttore dell’Ufficio per i Servizi Sociali per i Minorenni (USSM) dott.ssa Rosalba Salierno alla presentazione dei partecipanti.

La finalità più intima, e quindi educativa, è quella di far percepire i media non come qualcosa da subire, ma come un importante strumento di comunicazione a partire dalla dimensione creativa. Per questo scopo i giovani hanno lavorato in gruppo per costituire una redazione destinata a scrivere su un blog – inaugurato ex novo, dal logo agli articoli – tutte quelle realtà che rappresentano un esempio di cittadinanza attiva. Il blog risulta essere un contenitore di storie e persone votate alla legalità e contemporaneamente rappresenta l’acquisizione di competenze da parte dei compagni di viaggio, come si sono definiti.

Dall’incrocio di diverse realtà è stato reso possibile tutto il lavoro che è stato fatto: dai computer dati in prestito da Libera, alla disponibilità degli spazi della Fondazione Sammartino – non solo materiale ma anche nell’impegno e col cuore, come ci tiene a sottolineare proprio la fondatrice, Maria Teresa Sammartino.

Frutto dell’impegno del gruppo è inoltre uno spot che esprime il messaggio chiave dell’intera iniziativa: #treminuti prima. Il titolo, uscito fuori per caso dopo un divertente episodio, spiega in maniera sintetica l’importanza del tempo prima di prendere una decisione, l’importanza di ponderare prima di compiere un’azione, una qualunque, anche la più banale. Lo spot girato da Roberto Greco e accompagnato da una colonna sonora rap composta da Picciotto, stuzzica la curiosità degli ospiti e dalla sua proiezione scaturisce una serie di interventi.

Una rassegna dei tre minuti di alcune presenze illustri ha fatto prima sorridere, sulle parole di Salvatore Inguì, assistente sociale del distretto Trapani e referente di Libera Trapani: “Prima di un mio lancio col paracadute mi è stato detto – sicuramente non si aprirà! – Nei miei tre minuti prima di aprire il paracadute ho imparato una lezione importante: allenarmi a prevedere le conseguenze di ogni mio gesto. La paura è il sentimento più importante della mia vita. Se non avessi la consapevolezza delle mie paure, probabilmente sarei già spiaccicato su di una strada”; e ha poi commosso sulle parole di un visibilmente emozionato Vincenzo Agostino, padre di Nino, l’agente di polizia barbaramente ucciso insieme alla moglie Ida: “In quei centottanta secondi prima di compiere un gesto, bisogna riflettere. Riflettere, questo è l’importante, ragazzi”.

Anche Girolamo di Giovanni dell’associazione Libera racconta: “i tre minuti che ogni volta passo a pensare di andarmene da questa città, per tutta una serie di motivi una città faticosa, ma che tutto sommato, ripensando dentro quei minuti, vale la pena di essere vissuta ”. Ma è la video-intervista alla Prof.ssa Gianna Cappello dell’Università degli Studi di Palermo, a illuminarci sulla nascita e sull’arrivo del progetto che anche grazie alla sua collaborazione ha preso vita. Descritto come un “grimaldello educativo”, il percorso è partito con l’intenzione di dare un’occasione di riscatto ai ragazzi attraverso l’utilizzo delle tecnologie oltre quello meramente ludico-ricreativo.

Uno strumento per costruire cittadinanza e partecipazione attiva, un’iniziativa che ho seguito fin dalle primissime fasi di ideazione” risponde la prof.ssa Cappello ad Alessandro, uno dei ragazzi del progetto, e aggiunge il suo personale messaggio: “Tutte le pratiche che si fanno tramite il cellulare o il computer, se inseriti in un contesto di lavoro di gruppo indirizzato a esprimere al mondo i problemi, le opportunità e le risorse presenti, possono diventare azioni estremamente potenti. Molti ragazzi, secondo me, non sono consapevoli di questi strumenti di rivincita dal dominio tecnologico quotidiano che ricevono passivamente. Esorto a pensare, a ripensare l’uso possibile senza sfociare necessariamente sul professionismo. I media possono essere al vostro fianco”. Dopo la proiezione delle interviste singole riguardo al progetto, il momento giocoso arriva quando tutti i ragazzi del progetto sono invitati a salire sul palco per rispondere a delle domande personali.

Simpaticamente “interrogati” da un poliziotto – e sindacalista del SIAP –  Ivan D’Anna, escono fuori i caratteri, le timidezze, i sogni e le speranze dopo questa esperienza di comunità che ha fatto sinceramente crescere, e cambiare tutti. Perché ciò che è successo non è indirizzato alla presentazione di uno show, ma si tratta di emozioni vere, di voglia di riscatto e di uscire fuori a respirare aria pulita, aria di libertà con la consapevolezza dei propri sbagli.

Gli errori, quelli che buttano giù e lasciano spazio spesso ad arrendevolezza e disfattismo, sono ora più che mai un punto di partenza. Un punto… e a capo, come augura Nicola Teresi, referente Emmaus Palermo (Comunità e Mercatino Solidale) – e come auguriamo tutti noi – a questo stesso progetto, di essere come l’inizio di un fiorire di iniziative rivolte al recupero e alla “rinascita” di tanti minori. Perché il futuro non è “comu veni si cunta”, e non è neanche quel malinconico “cu di spiranza campa disperato mori”. Il Futuro è bello poterselo costruire, condito da quel “sale” che da sapore rappresentato dalle proprie idee e i propri obiettivi, invertendo anche quella che per tutti è una legge naturale: non si sogna solo quando si dorme, ma si deve cominciare a sognare quando si è svegli. Da questo incontro, è tutto. Linea al Futuro.