I giovani e il sud
A Palermo è davvero impossibile alzare gli occhi e non vedere qualcosa di meraviglioso che accompagna il cielo. A volte a Palermo si guarda su per non guardare giù. E’ sempre stata guardata così anche dagli stessi cittadini: dal basso verso l’alto.
Palermo ha tante parole (soprattutto sui muri) ma quella più amaramente vera è ‘mancare’ : Palermo che mi mancherà, Palermo che già manca, Palermo che manca di lavoro, Palermo che ha troppi pezzi di puzzle mancanti.
Qua bisogna arrangiarsi, qua c’è bisogno di baciare le strade prima di capirci qualcosa. Penso a mio fratello che ha 25 anni e sogna di sposarsi con la sua ragazza. Sogna di avere una stabilità in ogni punto di vista. Ma qua, a Palermo, a 25 anni non si ha nessun futuro che già dovrebbe essere un presente. Ti tolgono un po’ di speranza. Inizi a capire che persino il mondo potrebbe cambiare, ma non la Sicilia. La Sicilia è un mondo a parte. Qua, manco a farlo apposta, ogni parola che finisce con “azione”, fa paura. Uno alla fine ci fa l’abitudine all’ignoranza. L’ignoranza che fa dire ad un bambino di 13 anni che la mafia era buona, che gliel’hanno detto i suoi genitori che è una cosa buona.
<<Con la mafia ci stava tanto lavoro per tutti>>.
Altro che Santa Rosalia e le partite della domenica.
Però poi sono io che magari ho torto, no? Perché cambiare le cose? Cambiare le cose, in Sicilia, è sbagliato. Alla gente “ci siddia”. Tanto vale rimanere così che tanto ad arrangiarsi ci troviamo bene tutti.
Una persona come si deve sentire? Io mi sento presa in giro, signori e signore. Io che a 17 anni piango al sol pensiero di lasciare la mia maledetta bella città, mi sento presa in giro. Perché Palermo è un’ottimista a cui non manca la mancanza e che ingenua sta ancora qua nel suo mare e nel suo sole. Siamo in un tempo in cui la verità non deve essere velata ma intanto noi siciliani, su quel velo, ci mangiamo e ci sputiamo.
Forse anche io sono come la mia Palermo. Anche io, nonostante tutto, sono un’ottimista. Se non fossi ottimista sui cambiamenti, la gente prima di questa generazione, non avrebbe fatto nulla.
Io me ne andrò da questa città nello stesso modo in cui mia nonna è andata via dalla vita: con la voce consumata, le mani dure e un’arancia a coronarmi il cuore.